Il tema del funzionario politico è tornato, in questo congresso, all’ordine del giorno.
Apparentemente questo non sembrerebbe essere un punto di distinzione tra le tre candidature in campo.
In realtà proprio su questo punto si gioca una differenziazione decisiva tra il mio punto di vista e quello degli altri candidati
Innanzitutto come si definisce un funzionario politico? E’, banalmente, una persona che percepisca uno stipendio dal partito?
Per gli altri contendenti parrebbe di si e il problema pare risolversi nella forma contrattuale, tempo determinato o tempo indeterminato.
Per il documento di Bologna Futura la questione sembra essere poi prevalentemente di natura economica, tanto che i ragionamenti sul funzionariato sono collocati nel capitolo sulla spending review.
L’abolizione del funzionariato a tempo indeterminato, con i conseguenti risparmi sui conti del partito, sembrerebbe essere la grandiosa soluzione proposta.
Ma il superamento del funzionariato politico è un tema semplicemente di forma contrattuale? E’ una questione economica, dettata dalla penuria di risorse? Il problema è che non ce lo possiamo permettere se no riempiremmo gli uffici di via Rivani di ogni tipologia di funzionario stipendiato?
La risposta dal nostro punto di vista è NO.
Intanto definiamo quello che per noi è un funzionario politico a tempo indeterminato.
Può definirsi funzionario chi, sostanzialmente, abbia come fonte di sostentamento solo incarichi, a tempo determinato o indeterminato, di natura e nomina politica, senza avere competenze e qualifiche, dimostrate sul campo, che gli consentano una professionalità al di fuori della politica. E con incarichi di natura politica si intendono certamente quelli nel partito ma non solo. Sono “funzionari politici” anche assessori, membri dello staff di un gruppo consiliare, di un parlamentare, membri nominati nei CDA di partecipate in rappresentanza di un ente pubblico, etc.
Rispetto all’essere Funzionari a tempo indeterminato poco cambia, quindi, se ciò avvenga attraverso un unico contratto o attraverso una sequenza di incarichi, tutti di natura politica
Abolire il funzionariato, quindi, significa creare le condizioni per cui la politica sia una parentesi, anche importante, della propria vita ma non una carriera.
Significa, quindi, sempre più, promuovere l’impegno in politica delle competenze che ci sono nella società civile, che possano portare nel dibattito un vissuto reale e che possano, quindi, esercitare la propria attività politica nella serenità e nella libertà che può avere solo chi sappia di svolgere un incarico a termine
Senza questo processo, non solo la precarizzazione dei contratti, di principio assolutamente condivisibile, non affronta e risolve il vero problema, e cioè la libertà della politica dagli interessi economici ma, addirittura, rischia di peggiorarlo.
Pertanto, su questo aspetto, riteniamo differenziarci in modo netto.
Nel PD che voglio io la politica non deve essere una carriera ma un’importante parentesi al servizio della collettività.
Nel gruppo dirigente ci deve essere una forte presenza, quindi, di persone che associno un impegno politico rilevante ad una professionalità esterna alla politica.
I Giovani Democratici, in questo scenario, assumono un ruolo decisivo, dal punto di vista culturale, nel promuovere sempre, verso le nuove generazioni che si avvicinano alla politica attiva, percorsi di completamento dell’iter di studi, professionali o universitari, evitando scorciatoie facili e abbandoni grazie ad incarichi politici remunerati.
Questa è la strada verso la quale vorrei che il PD si incamminasse.
Gli altri candidati cosa hanno da dire al riguardo?