Per rilanciare la Fiera di Bologna, subito un cambio di rotta: servono migliori servizi, non ulteriore cemento.

Intorno al Motor Show è sorto in questi giorni un dibattito che, a ben vedere, tocca aspetti che vanno oltre le sorti di una singola manifestazione fieristica, e riguardano in realtà la gestione e la strategia di BolognaFiere, società a partecipazione pubblica, già polmone fondamentale per l’economia locale e regionale, ma da qualche tempo in affanno.

L’attuale dirigenza insiste nel prefigurare, come asse strategico per il futuro dell’Ente Fieristico, lo sviluppo edilizio del Quartiere (citando un’unica manifestazione che ha fatto richieste in tal senso, Eima, da poco divenuta biennale). Nel frattempo si fatica a trovare esposizioni che riempiano gli spazi esistenti nelle 103 settimane residue (il solo che vi riesce è ormai Cersaie), marchi fieristici importanti (Saiedue, Lineapelle) sono emigrati altrove, fiere storiche (Saie, Motorshow) sono in profonda crisi di numeri e di identità.

In questo contesto si rafforza sempre più il convincimento che la spinta edificatoria, che ha portato a realizzare i padiglioni più recenti con criteri rigidi e pesanti, tali da renderli difficili da utilizzare e ancora più da adattare all’evolvere delle esigenze fieristiche, non abbia alcuna reale utilità rispetto alle dinamiche del mercato fieristico e le effettive esigenze del settore. Le vere leve su cui fondare la competitività di un Ente Fieristico sono oggi altre: flessibilità, velocità, specializzazione, tecnologia, servizi dentro e fuori dal Quartiere fieristico. Inoltre un certo approccio, molto dirigista e poco rispettoso nei confronti degli operatori del comparto, non ha evidentemente premiato, a giudicare dai risultati.

Riteniamo che quanti hanno a cuore l’attrattività del nostro sistema locale, e vedono nella Fiera di Bologna un generatore importante di opportunità imprenditoriali e occupazionali per l’intero territorio regionale, non possano ignorare i limiti della strategia sin qui dichiarata e praticata da BolognaFiere, e debbano pretendere un deciso cambio di rotta, nell’interesse della collettività.

[Comunicato a cura del gruppo #perdavveroeconomia]

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